lunedì 16 aprile 2012

ESPOSIZIONE DEI VINCITORI DELLA TERZA EDIZIONE DEL CONCORSO “IL GIOCATTOLO” dal titolo “ IN BALIA DEL GIOCO ”

                                        L’Istituzione Palazzo Rospigliosi”                                             

Presenta

ESPOSIZIONE DEI VINCITORI DELLA TERZA EDIZIONE DEL CONCORSO
“IL GIOCATTOLO”  dal titolo

“ IN BALIA DEL GIOCO ”
                                                           

Alessandro Bulgarini  primo classificato e Stefania Catastini prima classificata in doppia personale e
Miriam Cappelletti,  John Anderson Cuevas, Alessandro Di Cola, Antonio Laglia e Giovanni Mazzi, secondi classificati ex aequo, in collettiva.



Inaugurazione e Premiazione Sabato 28 aprile 2012 ore 12.00
Fino  al 6 maggio 2012 - visite con gli orari del Museo del Giocattolo

 Nelle sale espositive del piano terra di
Palazzo Rospigliosi  Piazza Indipendenza snc  Zagarolo
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 Esiste un luogo dell’arte che contiene già in sé una lunga storia di
capolavori.
Sale sontuose, silenziose nel ricordo di antichi dei ed oggi nella magia di forme assai nuove.
L’antico  e il moderno si fondono nello spazio di una grandezza perduta.
Il magico Palazzo Rospigliosi, nella città di Zagarolo a trenta chilometri da Roma, con i suoi mille anni di vita accoglie per la terza volta i vincitori del Concorso di arte contemporanea a tema “ Il Giocattolo”.

La Commissione giudicante, con il suo Presidente Carmine Siniscalco, ha fatto la sua scelta forte, avanzata, nata per sottolineare come l’arte si faccia spesso portavoce di sensazioni e di  cambiamenti che l’uomo ricerca nella scoperta di sé, lasciandosi alle spalle tutto ciò in cui  per tradizione ha creduto  e sognato.
Senza ipocrisie e condizionamenti, la mostra fotografa  la fase di riflessione e introspezione che l’onda dell’espressione visiva sta oggi attraversando.
Il  gioco a volte viene fermato per dare il tempo di capire perchè le difficoltà invadono gli spazi e perché l’uomo si ribella con chi gli è più vicino e perfino con sé stesso.

Le opere esposte vogliono rappresentare una traccia nella ricerca di percorsi dell’immaginario visibile.
Ogni artista è coinvolto e coinvolge il pubblico facendo da esca lui stesso.
Ogni autore presenta il suo personalismo innato, la visione dell’arte contemporanea attraverso la sua irripetibilità.
Metafora, immaginazione, fantasia , colore, gioco.

I lavori presentati rispondono degnamente all’ eleganza degli spazi espositivi nel cinquecentesco Palazzo Rospigliosi e, secondo quanto stabilito dal Regolamento,  le opere vincitrici vanno ad aumentare la già grande ricchezza del Museo Demoantropologico del Giocattolo di Zagarolo.
Carmine Siniscalco e la Commissione del premio hanno così commentato le opere vincitrici  e i loro autori - Zagarolo, 17/04/2011


ALESSANDRO  BULGARINI                                             “Innocencide 2”

Non più il consueto e non più l'atteso. Fuori dagli schemi di ciò che convenzionalmente ci guida per condurci su quanto viene classificato come bello per tutti o utile per tutti. E' il "per tutti" che a Bulgarini non piace. Raccontare o riprodurre una storia non piacevole può essere difficile, ma se il contenuto risponde a verità l'attenzione ne guadagna, ed infine si comprendono meglio gli aspetti della vita che ci circonda, che ad esempio il dolore non è uguale per tutti, e così il piacere. Entrare nelle cose significa comprenderle nelle loro sfaccettature e differenze, e ci si può allora rendere conto che si può anche amare quel vecchio orsacchiotto che in un altro momento si è distrutto e spazzato via. L'elemento concettuale dell'opera di Bulgarini è dominante al punto da distrarre l'attenzione dall'importanza e dal valore della sua tecnica, indubbiamente oggi spesso non curata dalle giovani generazioni, e che invece qui ritroviamo in una perfetta simbiosi di forma e di contenuto. Concettuale, e non solo. Iperrealista, e non solo. 


STEFANIA  CATASTINI                 “ Barbie”    


Stefania Catastini trasferisce nell’immagine il risultato di un ragionamento che supera la realtà per proiettarsi in un futuro crudo e disincantato.
L’immaginazione partecipa alla elaborazione dell’opera realizzata con una tecnica assolutamente non tradizionale, che sorprende e intriga, ed è funzionale al fine di esprimere un concetto sociale .
Nella visione cubista del volto della Barbie si svela una meditata reazione al disagio e all’insoddisfazione del quotidiano e al piatto scorrere del tempo.
La lettura trasgressiva e critica di atteggiamenti umani contribuisce a scomporre gli oggetti quotidiani che vengono stravolti  come nel riflesso di uno specchio distrutto.


JOHN  ANDERSON CUEVAS                       “Recuerdos”

Una impronta forte e decisa lascia il suo segno nella tela e in chi sa leggere le emozioni attraverso  colori e  tratti pieni di intensità espressiva.
Cuevas  non lascia dubbi su ciò che vuole rappresentare.
Il suo simbolismo non ha bisogno di essere protagonista oltre le evidenti sensazioni di piacere e sensibilità che affiorano immediate in un autore giovane ma sicuro della sua tecnica e dei suoi passi da artista.


ANTONIO LAGLIA                                     “A cavallo sull’elefantino”


Un iperrealismo caldo e morbido per i pastelli ad olio e per i fondi vellutati che muovono il soggetto animandolo poeticamente e suggerendo vaghe conoscenze in profili già frequentati . Un ritratto che parte dalla realtà di un attimo di posa per giungere ad interpretare l’impaccio del bimbo che rivela la sua insofferenza nell’immobilità imposta.
Laglia supera il suo obiettivo del ritratto  per interpretare una realtà che va oltre quel momento. Rivela fino in fondo  l’animo irrequieto e palpitante del bimbo che attende impaziente un minuto ancora per giocare finalmente e davvero.

GIOVANNI MAZZI                                 “Lo stupore”

Un gioco instabile diventa il momento di partenza di una vita complicata.
Un fondo cupo suggerisce un passato piuttosto duro che si avvia ad un futuro non facile.
Destabilizzato e insicuro lo sguardo però cerca con forza il colorato arcobaleno distribuito nel cielo da immaginarie gru che concedono una speranza plausibile, anche se composta di  materiali diversi.
Il tratto veloce e sicuro si accompagna a colori personali e pastosi che svolgono un allestimento scenico bilanciato e con una piacevole alternanza di sfumature ben combinate e convincenti.

ALESSANDRO DI COLA                                        “ armatura da gioco”


Fantasia a “più non posso”. Abbinamento di pensieri e di giochi proprio come fanno i piccoli  ”signori giocatori”.
Un lavoro che ti lascia per un attimo senza fiato, senza comprendere i numeri dipinti alla rovescia, le cuciture nel metallo, una sospensione sul modello degli appendi-abiti.
L’attenzione e l’osservazione portano ad una lenta apertura.
Il riposo del guerriero è certamente il momento scelto da Di Cola per lasciare lì una scultura mobile per un grande “ giocatore  in erba” del gioco della campana.

  MJRIAM CAPPELLETTI                         “Kavallino”



L’estrema riconoscibilità di Cappelletti avvicina al suo colloquio col pubblico. Ogni argomento è discussione aperta. Una storia che dal passato porta velocemente al presente degli sguardi di chi può dire la sua ed il proiettarsi sul domani è cosa naturale.
Un disegno nel disegno, una costruzione tecnica fatta di bianchi e sfumature di bianchi. Evanescenza e conoscenza nascono dalle cose vissute di tutti i giorni. Materiali ed elementi rifiutati compaiono sulla tela e rinascono come è giusto nei racconti sentimentali e filosofici che appassionano ed attraggono chi, cercando attentamente qualcosa di sé, si  ritrova e si riconosce sulle tele di Myriam.

sabato 14 aprile 2012

"Autumn in Paris" personale fotografica di Fabio Chairini


"Autumn in Paris" personale fotografica di Fabio Chairinidal 18 al 30 aprile
Vernissage 18 aprile h 20.30
FREE ENTRY
a cura di Manuela Scozzafava
RAVAL GALLERY
via dei marsi 50
Roma
“C'è chi mi chiama vagabondo, o chi mi chiama viaggiatore,
sta di fatto che ogni singola foto, rappresenta una poesia, un'esperienza, una persona, un qualcosa che rimarrà sempre incisa nella mia vita” (Fabio Chiarini).
Nato a Roma il 14 Agosto 1985, sempre con il desiderio e l'istinto di viaggiare si confronta col mondo che lo circonda e lo cattura nelle sue fotografie.
Il primo viaggio lo fece a 16 anni in Galles. L'anno successivo, non ancora maggiorenne, parte per Parigi, con un'unica pretesa post-adolescenziale : l'avventura; ma la capitale francese lo cattura. Lavora per la Corte d'Appello come giornalista e traduttore, ma soprattutto trova l'ispirazione per approfondire l'arte della fotografia.
Fabio Chiarini continua a viaggiare e continua a catturare immagini per tutta Europa e non solo. Londra, Budapest, Stoccolma, Copenhagen, Praga, Vienna, Madrid, e in America a Toronto, New York e Boston. Città piene di vita e colori vivissimi come le sue fotografie.

“Autumn in Paris”
In un primo momento l'intento di raffigurazione di Parigi doveva essere in bianco e nero, seguendo l'ispirazione e l'ammirazione del bacio all'Hotel de Ville di Doisneau, ma i colori dell' autunno erano cosi particolari e incantevoli che sarebbe stato un peccato doverli nascondere.
Le foto riportate rappresentano un viaggio e la realizzazione di un sogno, il vivere a Parigi.

Passare quotidianamente davanti gli Champs Eliséees per lavoro e scoprire che non c'è soltanto l'Arco di Trionfo, ma che si celano palazzi , fontane e piccoli giardini dove valgono la pena di essere notati.
Non c'è solo la cattedrale di Notre Dame, ma la zona di Saint Michel, dei piccoli bar nelle stradine, venditori di libri antichi. Scoprire le gallerie d'arte nascoste tra le vie del Marais, esposizioni culturali di ogni genere verso il quartiere latino , organizzare un pic-nic con amici ai piedi della Tour Eifell e passeggiare nei giardini, sono esperienze che lasciano una profonda ispirazione. Sedersi in una panchina e ammirare una città così intensa e scoprire tradizioni dei popoli che attualmente vi abitano, come bere del thè nella Moschea dopo un esposizione etc.
La foto è una trasmissione di emozioni, ricordi, passioni, una visione diversa da quello che si ha nel proprio paese di origine e a volte anche solitudine. Le luci dei raggi solari, in autunno rappresentano la speranza, uno spiraglio di luce in un mondo sebbene interessante, spesso cupo.


RAVAL GALLERY
via dei marsi 50 Roma
ravalgallery.rm@gmail.com

mercoledì 28 marzo 2012

Collettiva di PASQUA 2012 - GALLERIA DEGAS

Collettiva di PASQUA
24 MARZO 2012 ORE 18:30 INAUGURAZIONE
GALLERIA DEGAS
VIA DELLA STAZIONE DEL LIDO,32
( OSTIA) ROMA
DAL 24 MARZO AL 8 APRILE 2012

martedì 20 marzo 2012

Le forme di cui sono fatti i sogni - Teatralità dell’Immagine

Presentazione del Libro Fotografico di      

Sebastiano Messina

                                      

Le forme di cui sono fatti i sogni - Teatralità dell’Immagine
prefazione di Carlo Fabrizio Carli
Heliopolis Edizioni

21 ottobre 2011  Biblioteca  SANDRO ONOFRI   Via Lilloni, Acilia

a cura di  Livia Compagnoni

 Il 21 ottobre 2011 presso la Biblioteca Sandro Onofri, Via Umberto Lilloni 39 / 45  di  Acilia, ho avuto il piacere di presentare il Libro Fotografico di Sebastiano Messina dal titolo “Le forme di cui sono fatti i sogni” sottotitolo “Teatralità dell’ Immagine”.

Già il titolo di per se stesso ci rimanda ai versi celeberrimi di William Shakespeare ne “La Tempesta” (atto IV°, I, 156) pronunciati da Prospero : “Noi siamo fatti della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni” che così prosegue : “E nello spazio e nel tempo d’un sogno è racchiusa la nostra breve vita”.

Il titolo propone un insieme di elementi che lascia spaesati su quale sia il confine tra realtà e irrealtà. Lo stato di veglia non è anch’esso un sogno? oppure è il sogno ad essere appendice dello stato di veglia?

Questione che rimane comunque irrisolta poiché nelle fotografie di Sebastiano Messina, non troviamo la risposta ma solo il quesito. La “sostanza”, luogo di riferimento della materia è linguaggio simbolico esclusivo della persona, non codificabile, che sogna e la nostra breve vita è avvolta nel sonno. La materia è termine che appartiene a ciò che interagisce con noi, luogo dell’azione, e il sogno è indicazione, rivelazione, coinvolgimento, il sogno sembra essere il nostro riferimento reale, noi siamo il sogno, è come se i sogni fossero tangibili, forme che agiscono su piani e dimensioni sospese, esseri ed energie che nel sogno vivono l’interscambio continuo.

 Scorriamo insieme le foto cercando di  ri-percorrere lo stesso viaggio onirico e mentale di Sebastiano Messina, restituendo alcuni dati analitici.

Il risultato di questo accostamento fra forma e rappresentazione, origina  un accostamento fra lettura e osservazione.  Accostamento fuori luogo dato che l'uno tende a contraddire l'altro creando un “cortocircuito visivo” fra le due grandi facoltà della percezione visiva: leggere e vedere.


Epoché


 

Delineare lo statuto della soglia in quanto  “indice”, “condizione di” possibilità della rappresentazione e “fulcro” percettivo dei suoi contenuti, contribuirà a tracciare alcune possibili figure.

 La posizione “liminare” e la funzione di cesura tra due diverse forme di realtà, il mondo fenomenico e la rappresentazione pittorica, fanno della porta un oggetto estremamente ambiguo in quanto "luogo, o non-luogo”, di un'articolazione mai semplice, mai data una volta per tutte, tra lo spazio dell'opera, “che sarebbe il di dentro” della rappresentazione, e lo spazio dello spettatore, “che sarebbe il di fuori”.  Ambiguità  che viene inoltre accresciuta dal fatto che la cornice della porta, sembra esercitare la sua massima funzionalità come centro d'aggregazione, coerenza percettiva dell'immagine, nel momento stesso in cui si cela e si nasconde come limite.

Si può descrivere come una lacuna continua che distacca il disegno dal suo intorno. Poco importa il modo nel quale la discontinuità si realizzi; può essere costituita da un contrasto di forma o di colore, da un mutamento di direzione, o persino da uno spazio vuoto. Basta che l'osservatore sia allertato da una “netta rottura della regolarità”, che funzionerà come  barriera  e che indicherà una zona che valga la pena di esaminare,  e lo farà tanto più efficacemente quanto più semplice ne sarà la forma.

 
Limite di Trascendenza







In tutte le culture, la porta-soglia, assume un significato di grande spessore psicologico, poiché esprimendo il valore dinamico del passaggio, da un luogo o da uno stato all’altro, invita a superarlo.

Molte sono  le allegorie in cui la porta è ‘segno’ di un’altra realtà,  qualunque sia la posizione o condizione, la porta è un’apertura che permette di entrare o di uscire, comunque pone e si pone come un problema che deve essere affrontato.

Problema universale, espressivo del passaggio in quanto appartiene ad ogni uomo che interroga se stesso e il significato di questo transito.

Al limite della chiusura
Il rapporto tra interno-esterno viene presentato in tutta la sua ambiguità percettiva dove una porta, sembra isolare una porzione di spazio all'interno dell'immagine. A una lettura attenta si nota però la presenza significativa di un segno grafico – una freccia nera – a dx  del margine verticale della cornice. Con questa piccola intrusione Messina, stimola uno sconcertante ribaltamento percettivo, obbligando lo spettatore a una radicale rilettura della fotografia : quello che sembrava lo sfondo dell'immagine balza ora prepotentemente in primo piano, presentandosi non più come porzione di paesaggio incorniciato, bensì come enunciato figurale compiuto. Tra questo enunciato interno alla rappresentazione e il paesaggio che gli fa da sfondo esiste un ambiguo ma solido terreno di comunicazione: la contiguità della linea dell'orizzonte e del cielo.
Le tradizionali coordinate di lettura dell'immagine sono esibite con meticolosa precisione al fine di essere sistematicamente smentite.

Spetzes

 Nelle foto  con aperture che si aprono (anta della porta rossa) è l’artista a sdoppiarsi, mettendo se stesso, e la propria opera, nella situazione di ricezione. In entrambi i casi, i limiti dell'immagine vengono forzati. I rispettivi ruoli del fotografo e di chi guarda si suppongono intercambiabili, in un modo o nell'altro.

Il tema del "quadro nel quadro" è proposto attraverso l'esibizione di una realtà e di uno spazio racchiusi strettamente entro i confini della rappresentazione. L’anta della porta aperta, introduce l'immagine, rivelata o svelata dall'apertura della porta stessa, di natura completamente differente rispetto al paesaggio che le fa da sfondo. Tuttavia i diversi piani della rappresentazione sono in comunicazione tra loro.

L'ambiguità tra i confini dell'immagine, l'interscambiabilità dei diversi piani della rappresentazione, il carattere paradossale e ambivalente dello stesso oggetto-manichino-bambina  è estraneo ma al tempo stesso coerente e contiguo al modo dell'enunciato rappresentato, paese delle meraviglie il più fantastico dei sogni, il viaggio di Alice, vale a dire il regno dell’immaginario

Limine

 








In questa foto, una  porta che non c’è, sfonda la parete divisoria tra due ambienti, tra due spazi. Rappresenta un limite meno categorico rispetto alla finestra, la quale separa 'cultura' e 'natura', mentre la porta si limita a costituire uno iato nel mondo della cultura .

Porta, come soglia di ingresso e diaframma di passaggio alla rappresentazione e ai suoi codici costitutivi; porta come via d'accesso alla riflessione sull'immagine. Il motivo della porta viene utilizzato come "metodo di autodefinizione della rappresentazione di interni“, riprende ed enfatizza la funzione interpretativa del topos della porta utilizzandolo per sottolineare il "carattere dialogico" dentro-fuori dei diversi piani dell'immagine.

Rispetto alla tradizione che attribuisce alla figura centrale il ruolo di "guida" all'immagine, qui è l’immagine in primo piano, apertura nella parete, che invita a oltrepassare con lo sguardo la soglia chiusa dietro la quale è inscenata la rappresentazione vera e propria.

Come indice e soglia dell'ingresso nel mondo della rappresentazione, la prima apertura nella parete, deve necessariamente porsi come linea di demarcazione tra  immagine e l’immagine della porta chiusa sullo sfondo, come tessuto connettivo tra due spazi assolutamente distinti deve poter stabilire una congiunzione di pertinenza interna all'enunciato rappresentato.

 Proprio per questa sua natura liminare, la porta assume un ruolo chiave all'interno dell'indagine sullo statuto dell'opera d’arte e sui margini della rappresentazione, presentandosi come il "cardine" attorno al quale ruota la riflessione sui meccanismi di produzione illusionistica delle immagini.

Epiphania








Nella fotografia Epiphania, Messina, ci presenta l'immagine interna di una stanza. Una piccola finestra quadrata, semiaperta incornicia il sole che illumina il mondo esterno. C'è molto da dire su questa fotografia, in particolare attraverso la creazione elegante di zona di luce e di oscurità estrema, attraverso la giustapposizione di profili scuri, senza spessore (la cornice dell’immagine religiosa) proiettati su uno sfondo immerso nel buio, veniamo rimandati alla percezione di quello che potrebbe essere un catalogo di autodefinizioni, una composizione complessa in cui è mostrato ciò che è, per sua natura, la fotografia.
A sinistra, appesa alla parete, si trova una immagine incorniciata, provvista di vetro che, come se si trattasse di uno stesso cliché, restituito da uno specchio, ci rimanda parte della finestra, aperta, con il suo parziale raddoppio sulla parete.
Inserita nella fotografìa si trova una dimostrazione della riproducibilità che è al centro del processo fotografico e che si ripercuote sull'immagine che abbiamo sotto gli occhi. C'è naturalmente la luce, come fonte di visibilità da cui dipende la fotografia. C'è poi la finestra stessa, mostrata sotto forma di anta-cornice, aperta sulla scena, apertura che permette alla luce di entrare.

Essendo questione di simboli, risulta evidente che ci troviamo di fronte a un otturatore : l'apertura meccanica che permette alla luce di penetrare nella camera oscura della macchina fotografica.

Abbiamo una costellazione di segni, per mezzo dei quali l'immagine rimanda al procedimento che è all'origine del suo essere specifico e che la definisce.

Questo aspetto è il riconoscimento del taglio della realtà, del fatto che la fotografia riproduce il mondo, ma lo fa per frammenti. Una fotografia è ritagliata, non necessariamente da forbici o da cornice, ma dalla macchina fotografica stessa. La macchina, in quanto oggetto, taglia una porzione di campo infinitamente più grande. Una volta ritagliata la fotografia, il resto del mondo è eliminato dal taglio. La presenza implicita del resto del mondo e la sua espulsione esplicita sono aspetti fondamentali della pratica del fotografo quanto ciò che egli mostra esplicitamente.

 Roma 12 marzo 2012                                                                           ( Livia Compagnoni )

 Informazioni e richieste:


lunedì 19 marzo 2012

UNICUIQUE CRUCIS

 
  UNICUIQUE CRUCIS
“ognuno ha la sua croce”

mostra collettiva d ’Arte Contemporanea

Inizio mostra e vernissage: 24 Marzo 2012 h 18:00
Location: MUSEO DIOCESANO – Gaeta – 04024 (LT) |
Periodo: dal 22 Marzo al 15 Aprile 2012
Orari: apertura tutti i giorni dalle ore 17:00 alle ore 20:00
Chiusura: Il lunedì , il martedì ed il mercoledi’
Ingresso: gratuito
Organizzazione: ASS: LYNART
A cura di: Lyna Lombardi
Press office and Info: lynart@hotmail.it cell. 3384594195 / 3661595742

L’ Associazione LYNART di Lyna Lombardi, nel periodo più importante, a cavallo tra la primavera e la S.S. Pasqua, da’ vita all’interno del magnifico MUSEO DIOCESANO di GAETA alla mostra collettiva d ’Arte Contemporanea “UNICUIQUE CRUCIS” –ognuno ha la sua croce-
Artisti internazionali presenteranno (con le loro opere di pittura, scultura, grafica e fotografia) la loro personalissima interpretazione del tema “ognuno ha la sua croce”.
Tra le figure geometriche, la Croce è il terzo simbolo fondamentale, attestato fin dall'antichità più remota.
In essa si congiungono Cielo e Terra, Tempo e Spazio.
Il Cristianesimo ha rielaborato il suo simbolismo arricchendolo ulteriormente, facendo sì che tra le figure geometriche la Croce diventasse simbolo preminente.
Essa rappresenta il Crocefisso, il Cristo, il Verbo, la Seconda Persona della Trinità (secondo la leggenda il legno della Croce proviene dall'Albero sorto sulla tomba di Adamo).
Il simbolo della croce e’ quindi un patrimonio fatto di conoscenza e cultura, di emozioni e di sogni, di saggezza ed innovazione, che ci aiuta a comprendere che qualunque cosa può essere interpretata sotto aspetti differenti e che ognuno di noi, durante questa interpretazione, può avvertire espressioni, sfumature ed emozioni capaci di rimodulare il proprio pensiero.

Il vernissage , che si terra’ sabato 24 marzo alle ore 17,30, sara’ a cura del noto critico d’arte ing. Carlo Roberto Sciascia .
ARTISTI PARTECIPANTI:
MAURIZIO MONACO, CRISTIANO RAGO, STEFANIA NICOLINI, LORY TEDESCO, DAVID PARRA, DONATELLA BLUNDO, LORENZO VILLA, STEFANIA GUARASCIO, LUIGI CALI', RAGO ANNA, LAURA CAPPADONIA, RAFFAELE D'ERRICO, PIER LUIGI AGOSTINI, JOSHUA SOTTILE, ROSSELLA SPANU, MARIAGRAZIA BENVENUTI, NICOLA DI LIEGRO, ANNARITA VISCIDO, ENRICO DURATORRE, MARCO CALIGNANO,LUCIANO SCIOMMARI, BARBARA GIUSTO,PIETRO ERRICO SCACCHI, CHIARA NARDONE, GIORGIO CARA, VITTORIANA RUTIGLIANO, TIZIANA DI BARTOLOMEO, ANDREA FESTA, ANNA SCRIMINACI, KELLY COSTA, MARTINA CODISPOTI,GIANNI DE CARO,SILVIO FUSCO

"Primavera Latinoamericana"


"Primavera Latinoamericana" - IILA / Zètema, 28 Marzo - 5 maggio 2012

Primavera Latinoamericana" si articola in un ricco programma che va dalla musica, al cinema alle arti visive, coniugando i più bei luoghi della cultura romana (Centrale Montemartini, MACRO Testaccio, Casa del Cinema) con artisti di fama internazionale provenienti da diversi Paesi dell'America Latina.PROGRAMMA
CINEMA
elcinelatino
Rassegna cinematografica latinoamericana
A cura di Rodrigo Díaz, Direttore del Festival del Cinema Latinoamericano di Trieste
Luogo: Casa del Cinema, Largo Marcello Mastroianni, 1 - Roma
Date: da mercoledì 28 marzo a lunedì 2 aprile 2012
Programmazione: in via di definizione.
I film verranno proiettati in lingua originale sottotitolati in italiano
ARTI VISIVE
Un latinoamericano fra tradizione e contemporaneità
Mostra di Alfredo Sosabravo
A cura di René Palenzuela
L'artista cubano Alfredo Sosabravo, personalità di prestigio nel panorama delle arti plastiche latinoamericane, presenta una serie di tele di grandi dimensioni, sculture in bronzo e vetro di Murano.
Luogo: La Pelanda - Testaccio, Piazza Orazio Giustiniani, 4 - Roma
Date: da mercoledì 11 a domenica 29 aprile 2012
Inaugurazione: mercoledì 11 aprile, ore 18.00
MUSICA
lamúsicalatina
Ciclo di concerti di musica latinoamericana
Un viaggio attraverso la ricchezza dei ritmi e delle sonorità latinoamericane.
Luogo: Centrale Montemartini, Via Ostiense 106, Roma

Date e concerti:
Venerdì 13 – sabato 14 aprile, ore 21.00
Dal Brasile: Levy Jardim (chitarra e voce), Lica Cecato (chitarra e voce) e Carolina Santa Brígida Sena (pianoforte)
Venerdì 20 – sabato 21 aprile, ore 21.00
Dall’Uruguay: Ana Karina Rossi & Tango Sonos Orquesta Esencial

Venerdì 27 – sabato 28 aprile, ore 21.00
Da Cuba: Mónica Marziota y su grupo

Venerdì 4 – sabato 5 maggio, ore 21.00
Dall’Honduras: Guillermo Anderson y Ceibana
Per informazioni:
Segreteria Culturale IILATel. +39 06 68492.225/246 s.culturale@iila.org Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.