sabato 13 dicembre 2008

Ci sono serragli

Sabato 13 dicembre 2008 alle ore 18.30 presso la libreria QUARTO STATO di Aversa
verrà presentato il libro d’artista “Per I Schritto”, realizzato dagli editori-artigiani de
ilfilodipartenope di Napoli, acqueforti da immagini fotografiche di Maria Andreozzi, poesie di
Alda Merini, prefazione di Sergio Zuccaro.
Alla presentazione del libro sarà affiancata l'esposizione fotografica CI SONO SERRAGLI
di Maria Andreozzi. Immagini in bianco e nero di grande formato degli interni dell’ex Ospedale
Psichiatrico Civile di Aversa.
Trenta anni fa veniva approvata la Legge 180, più nota come legge Basaglia, che ha sancito la
chiusura dei manicomi.
La mostra nasce come omaggio a questa ricorrenza che ha un valore straordinario non solo
come anniversario della grande riforma della psichiatria ma come tappa importante per lo
sviluppo della democrazia e della libertà in Italia.
Interventi di: Adolfo Ferraro, Nino Perrino, Giulia Sagliocco, Sergio Zuccaro.
LIBRERIA QUARTO STATO
Aversa - Via Magenta 78/80
tel. 0815038732

martedì 25 novembre 2008

Mostra Personale di Lea De Angelis


Mostra Personale di Lea De Angelis
18 Dicembre 2008 – 28 febbraio 2009
Vernisage : 18 dicembre h.17

Biblioteca Sandro Onofri
Acilia, Via Umberto Lilloni 35/45 - 00125 Roma
Tel. 0645460646 – fax 0645460642
biblioteca.sandroonofri@bibliotechediroma.it
Curatore : Antonio Laglia Critica a cura di : Gianluca Tedaldi
Ufficio stampa : http://www.espressionidarte.it/ ufficiostampa@espressionidarte.it

La scultura di Lea De Angelis si scrolla di dosso le parole di chi volesse definirla con qualche formula di circostanza tratta dal repertorio della storia dell’arte. Proprio come nel caso della persona Lea, dopo qualche frase, se non si giunge al punto, sembra quasi di sentire la sua voce che incita: “Adesso lasciamo stare le chiacchiere e parliamo davvero”.
Cosa dire, infatti, di forme che parlano effettivamente da sole? I titoli lo confermano: si toccano sentimenti che sono eterni, universali, che ciascuno ha provato. Anche quei corpi umani sono i nostri corpi, siamo noi. Sono giovani, hanno bellezza ma siamo comunque noi anzi, proprio perché hanno bellezza e vigore, li riconosciamo come la più intima essenza di noi stessi, quella che non si degrada come le cose materiali, che è fatta per la vita.
Lea si è fatta da sola, (come si direbbe di un imprenditore). Si è scelta la sua strada, l’ha difesa e l’arte l’ha fatta libera di stare da pari a pari di fronte a chiunque (e bisogna considerare che nella Roma di cinquant’anni fa una donna-artista era veramente un personaggio insolito).
Oggi Lea si presenta al pubblico con cose nuove e cose già esposte nel recente passato. La continuità è quella che si addice a chi non può essere che sé stessa.
Il corpo umano, femminile spesso, è tutto ciò di cui l’artista (ma potremmo anche dire la scultura in genere) ha bisogno per mettere in opera il suo “incanto”. Con un gioco di parole si potrebbe veramente dire che questo delle forme umane è un canto nel senso che tanto il cantare dista dalla semplice parlata quotidiana quanto l’arte di Lea rivela di quanta armonia è capace questa nostra veste corporea. Viene a mente che, al di là della sua funzionalità, il corpo umano sia veramente uno strumento, una sorgente di bellezza, poesia di carne.
Le figure della scultrice sono a volte in reciproca relazione: la coppia si atteggia secondo le attitudini fondamentali della vita in comune. La Tenerezza (che sovverte la gravità del corpo), la sensualità del Bacio, quella dell’intesa inebriante che si crea della Danza o, addirittura, la smisurata prospettiva della Vita stessa (cito titoli di sue sculture).
Se è la figura femminile ad essere rappresentata in solitaria posa, Lea si concede uno scavo interiore, un diario (il suo, forse): la Noia, il Sogno, la Rabbia. Forse qui la figura del partner è presente pur nella mancanza fisica, come rapporto di nostalgia, desiderio o perdita. Per restare in tema, anche il canto degli uccelli si rivolge ad un’assenza, un vuoto che si fa slancio.
La forma maschile invece ha, nella scultura di Lea De Angelis, qualche spunto drammatico in più e, quando mette in scena la solitudine, non sembra tanto esprimere delusione dell’uomo per il mancato amore ma un tormentato dialogo con la vita stessa, le sue promesse e le delusioni. Qui, sottotraccia, sembra che Lea voglia ammonire: noi donne sappiamo meglio riconoscere dove sia la vita e la felicità, anche quando ci sfugge, mentre voi uomini, persi dietro chimere esistenziali, potere mancare di accorgervi del vero bene che avere accanto. Ecco, allora, che si contempla la Sconfitta ma anche il suo contrario, l’Ideale, forse reciproche facce di una moneta tanto cercata.
Lea ha molto da insegnarci. Le sue ottanta e passa Primavere non sono state perse e, come quelle sue erbe messe sotto spirito che distillano un liquorino da lasciare a bocca aperta, anche la sua amicizia impone di fare piazza pulita da ogni ingorgo di stupide complicazioni: la vita è una, corre e si spende anche per chi è avaro di sé, offre doni che possiamo non riconoscere nel loro valore (forse perché male incartati).
Bisognerebbe anche parlare della qualità dei suoi lavori, soprattutto per l’istintiva sapienza della forma umana che sembra infallibile ma le lodi è bene che siano un atto spontaneo degli spettatori di fronte a queste sculture, distillato d’umanità.
Storico dell’Arte Gianluca Tedaldi

venerdì 24 ottobre 2008


Mostra Personale di Cristina Annino
8 Novembre 2008 -29 Novembre
inaugurazione sabato h. 16

Biblioteca P.P. Pasolini - Spinaceto
Viale dei Caduti per la Resistenza, 410/b - 00128 Roma
contatti telefono (0039) 06 45460521
fax (0039) 06 5083275
e-mail : pasolini@bibliotechediroma.it
a cura di : Sebastiano Messina e Tiziana Di Bartolomeo
critica di: Gianluca Tedaldi
ufficiostampa : ufficiostampa@espressionidarte.it
PER ISOLE E TEMPESTE DI PITTURA

La cognizione dell’arte moderna non produce in Cristina Annino cagione alcuna di timore nel presentare i suoi lavori, nei quali si rende indipendente dalla natura (largamente deformata e ricreata), si avventura in una ricerca psichica, non psicologica, per materializzare un messaggio ineffabile e esprimere un’esperienza quasi mistica.
In questa pittura il ritmo della figurazione tiene avvinto l’essere delle cose, impedendo che pericliti verso l’ombra e la rovina; qui tutto è ritmo per scoprire il senso nascosto degli oggetti, simboli di una vita profonda, corrispondenze fra il visibile e l’invisibile. Tutte le immagini seguono un ritmo cupo e straziato, ora unico e monotono, ora plurimo e polifonico, infatti i campi tonali oscillano da un pieno ossessivo a un vuoto informe e privo di struttura, la materia inarticolata che sottende la forma e la mutazione: è il ritmo che mantiene l’opera d’arte nel suo spazio autentico (misura, ratio, logos) e contraddittorio (dismisura, irrazionalità, pathos).
Poco importa che Robinson-Cristina intraprenda con angoscia o con gioia a spingersi fuori, più lontano di ogni mondo esterno; si separa, si allontana dai continenti del senso comune, accetta di sentirsi sola e sperduta, di ripartire da zero, di ritrovare la realtà a partire da un segno distruttivo, primigenio, elementare.
Accanto alle isole artificiali, verso cui si va alla deriva, vi sono anche delle isole originarie, radicali e assolute, che si rivelano un dentro più profondo di ogni mondo interno.
Queste isole sono quadri, modelli di una riemersa anima collettiva.
In un lapidario stile narrativo Cristina Annino cannibalizza la vita, divorandone le infinite possibilità, delle quali solo una circoscrive e persegue con accanimento: l’espressione artistica.
La sua ricerca oppone la passione di corpi debordanti, capaci di un afflato quasi epico, al disagio che l’esistenza restituisce sotto forma di una crudele solitudine.
La pittura testimonia la sofferenza che la carne infligge a se stessa, ma anche la commiserazione di sé, appena alleviata dalla presenza demiurgica, misteriosa, inquietante di vari animali, creature rimaste pure, non toccate dalla follia feticistica dei nostri tempi disumani.
Cristina Annino non rincorre figurazioni (forme riferite a oggetti da rappresentare), ma figure connesse alle sensazioni evocate, secondo un percorso che unisce Cézanne a Bacon e che si manifesta come un agente di deformazione e corruzione del raffigurato, per questo non rimane chiusa in una prigione iconica tradizionale, ma libera tutte le forze interiori che agiscono sotto l’apparente primato dell’identità e dell’identico.
Si determina così l’irruzione dell’io, creatore e latore di senso, nel molteplice riconosciuto, nella dissomiglianza, nell’alterità: il tratto pittorico assume coordinate, dinamismi, orientamenti segnati da una forte coerenza interna e da un’altrettanto pronunciata discontinuità.
Ciò che si sottrae alla profondità risale alla superficie e costituisce tutta la corporeità possibile, definita da una carica causale e sacrale; i simulacri sotterranei dell’angoscia diventano realtà percepita, i corpi del dolore prendono figura e trasmutano, disponendosi dentro composizioni immaginative, memoriali, inconsce: si presentano sulla scena madri viscerali, animali franchi e sanguinanti, corride sconnesse, crocifissioni e resurrezioni avventurose, sentimenti deliranti, volti che escono dai colori come impeti ripugnanti a qualsiasi conciliazione armonica.
Ci si trova violentemente gettati nei colori, perché i quadri appaiono come tempeste che si rovesciano negli interstizi fra vedere e visione, sia che ricorrano neri dannati, bianchi acidi, rossi corrosi, verdeblu aberranti, rosa dissonanti, gialli funebri, sia che si producano accostamenti cromatici non preparati dalla morbidezza di un disegno rassicurante, ma rovesciati nello spazio della tela o del legno a segnare l’incontro/scontro con le cose.
In linguaggio deleuziano il senso di ciò che Cristina Annino esprime non esiste al di fuori dell’espressione pittorica e poetica (l’alter della sua attività intellettuale), non sussiste un extrasenso fondante, incorporeo e metafisico.
Ridotti a una completa bidimensionalità, i corpi scorrono sulla superficie in quanto muniti di una radice esistenziale che si dispiega fra la perfezione (inattuabile) e il nulla (limite concettuale di ogni progetto umano): riempire il tempo con il proprio vissuto, ripartirsi nello spazio straziandosi, questo fanno gli esseri di Cristina Annino (la vedova, gli amanti, i suicidi, i cani d’erba, i cavalli), quando cercano di divellere le gabbie sulfuree della quotidianità.
Si scopre in Cristina Annino una materia sottotemporale, un sottosuolo della coscienza che preme con la sua immediatezza pre-categoriale per salire al mondo della vita (lebenswelt) per mezzo di un’infinita apertura agli eventi.
Nella loro plénitude concrète le figure cercano di togliersi le maschere dell’inesistenza a cui le condanna il terribile congegno del conformismo sociale: tentano in ogni modo di scrollarsi di dosso l’abitualità di comportarsi come monadi irrelate agli altri.
Per questo annoto nella pittura di Cristina Annino la coincidentia oppositorum di frammenti in un continuum, quasi un ciclo pittorico civile e sacro, in cui tutte le linee convergono verso il dialogo, verso una nuova fondazione del rapporto soggetto-mondo.
Ai pesanti macchinari della produzione l’Autrice preferisce il teatro del sentimento e del linguaggio, in cui il soggetto opera realmente come donatore di senso, muovendosi tra l’essenza originaria della coscienza e la contro-essenza del mondo.
La questione non è riassorbire l’Altro nel medesimo e riaffermare la supremazia solipsistica dell’io, quanto procedere dinamicamente dagli stati di cose all’espressione pittorica per neutralizzare l’opacità della realtà.
Cristina Annino deforma, inventa, decora, ci lascia una fauna fantastica da decifrare, segna con energia le linee di contorno: i corpi quasi non hanno dettagli, i volumi escono dalla superficie come massa semplificata, si raggiungono effetti plastici con larghi piani di puro colore, accelerando la rottura degli equilibri e delle simmetrie.
Il tratto primitivo non deve ingannare, esso rinuncia all’equilibrio, alla simmetria, alla proporzione, per farsi energia, movimento, tensione: non basta che il pittore sia padrone del proprio stile; bisogna che questo stile sia padrone delle cose e della storia da cui proviene.
Cristina Annino si impegna in una pittura centrifuga, che svelle pezzi di realtà e li proietta fuori dal visibile, in un gesto liberatorio e fortemente comunicativo; la sua pittura è dialogo, gesto sociale di incontro con l’Altro sul comune terreno dell’inquietudine; allo stesso tempo questa pittura è sacrale nel delineare una proprorzione tra speranza e non speranza.
Se sia possibile un riscatto, se il dolore sia una misura di purezza o insensata lama nelle carni degli individui, questo lo potrà giudicare ogni osservatore, ogni spettatore e astante che abbia voglia di attendere l’inatteso.

Nereidi, 28 gennaio 2006 Donato Di Stasi





lunedì 13 ottobre 2008

FALCE E MARTELLO

MINEDI in mostra al Muspac de L' Aquila
Categoria: Arte e fotografia

30 ottobre - 30 novembre 2008 FALCE E MARTELLO Con il patrocinio del Comune dell'Aquila, della Provincia dell'Aquila e della Regione Abruzzo, il giorno giovedì 30 ottobre 2008 alle ore 18.00 verrà inaugurata presso il MUSPAC - Museo Sperimentale d'Arte Contemporanea dell'Aquila, la mostra Falce e martello, organizzata dall'associazione culturale Horti Lamiani – Bettivò di Roma Falce e martello
ELENCO ARTISTI IN MOSTRA Carla Accardi, Irma Alonzo, Franco Angeli, Daniele Arzenta, Claudio Ascenzi, Paolo Assenza, Nanni Balestrini, Ivan Barlafante, Gianfranco Baruchello, Jean-Michel Basquiat, Angelo Bellobono, Mauro Bellucci, Franco Berdini, Catherina Biocca, Marcello Bottaro, Veronica Botticelli, Danilo Bucchi, Ennio Calabria, Ferdinando Califano, Luigi Campanelli, Francesco Canini, Giuseppe Capitano, Valentina Carta, Lucilla Catania, Bruno Ceccobelli, Gabi Minedi, Andrea Claro, Francesco Clemente, Angelo Colagrossi, Ettore Consolazione, Gianni Cortellessa, Dario Cusani, Dan.rec, Luigi Athos De Blasio, Antonio Del Donno, Stefano Della Porta, Roberto De Simone, Gianni Dessì, Fabio De Benedettis, Claudio Di Carlo, Marcello Di Donato, Stefano Di Stasio, Davide Dormino, Lello Esposito, Ferdinando Fedele, Giosetta Fioroni, Renato Flenghi, Stefano Fontebasso De Martino, Pietro Fortuna, Ettore Frani, Massimiliano Fuksas, Rossella Fumasoni, Raul Gabriel, Omar Galliani, Danilo Galli, Paola Gandolfi, Marco Gastini, Lucia Geraci, Nino Giammarco, Simone Giovagnorio, Emilio Giusti, Frederic Guerin, Fathi Hassan, Silvia Iorio, Richard Journo, Alessandro Kokocinski, Jannis Kounellis, Nelly Ferrando Large, Micaela Lattanzio, Emilio Leofreddi, H.H.Lim, Giancarlo Limoni, Antonio Lombardi, Adele Lotito, Lughia, Alfonso Mangone, Flavia Mantovan, Eliseo Mattiacci, Fabio Mauri, Fabio Mecozzi, Sandro Mele, Patrizia Molinari, Mauro Molle, Elisa Montessori, Giordano Montorsi, Franco Mulas, Pietro Mussini, Neda, Nunzio, Giancarlo Occhionero, Mimmo Paladino, Claudio Palmieri, Laura Palmieri, Tonino Loris Paroli, Alberto Parres, Luca Maria Patella, Cristiano Petrucci, Gianni Piacentini, Donato Piccolo, Alessio Pierro, Cesare Pietroiusti, Gisella Pietrosanti, Luca Piffero, Vettor Pisani, Piero Pizzicannella, Sergio Premoli, Dimitri Prigov, Eliana Prosperi, Oliviero Rainaldi, Tobia Ravà, Ascanio Renda, Cloti Ricciardi, Patrizia Riccioli, Elia Sabato, Barbara Salvucci, Maurizio Savini, Otello Scatolini, Mario Schifano, Alice Schivardi, Nunzio Solendo, Pino Spagnuolo, Cesare Tacchi, Marco Tamburro, Douma Thalassini, Bernard Thomas, Alberto Timossi, Marco Tirelli, Tito Amodei, Chiara Tommasi, Stefano Trappolini, Franco Valente, Marilena Vita, Esteban Villalta Marzi, Gilberto Zorio, Carlos Arturo Züniga, Claudia Zuriato, Andy Warhol.

domenica 12 ottobre 2008

L’altra città


Sotto il titolo “L’altra città “si apre un ciclo di mostre personali di sei artisti provenienti da varie parti d’Italia e dall’Oriente: Antonietta Campilongo, Antonella Catini, Marco Ficarra, Hoon Choi, Nellì Cordioli e Flavio Galletti. Ogni mostra durerà lo spazio di un fine settimana e tutti gli artisti tratteranno il tema della città, vista come un micro-universo che si può osservare da differenti punti di vista prospettici.

L’altra città

Nell’era della globalizzazione attraverso lo sguardo sensibile dell’artista sono messe a confronto sei città, sei mondi interiori.La città come un micro-universo che si può osservare da varie prospettive in questa mostra: “….noi lo rivisitiamo come faremmo per una città dove torniamo più volte per riconoscere i volti, comprendere le personalità, porre relazioni e correnti di interessi.”. (U.Eco)
Nelle tele di Antonietta Campilongo artista romana le inquietudini i rumori, le solitudini i sentimenti della città. Piccole storie di donne e uomini che si muovono, immobili, sotto le luci al neon di bus e metrò in un tempo dilatato, eterno. Antonella Catini colore e materia attraverso un processo di sovrapposizione prendono forma sulla tela creando pieni e vuoti spazi e luoghi dell’anima di una propria città viva ed immaginaria. Marco Ficarra artista bolognese di origine siciliana, la solitudine e l’alienazione dell’individuo nella vita frenetica della città con i suoi spazi aperti i suoi colori accesi, rossi, gialli, azzurri, in mezzo una folla assorta assente e frenetica.
Hoon Choi Calligrafo e pittore sudkoreano vive la città come memoria, i suoi spazi come macchie di colore a volte accese di passioni a volte meno luminose, ma sempre parte di ricordi di una vita alcuni si perdono altri restano indelebili.
Nellì Cordioli e Flavio Galletti La città, l'altra città. Dimensione strutturata per direttrici poeticamente cartesiane, velate a volte di malinconia e desiderio come tensione diametrale tra l'essere e il dover essere. Tensioni verso un altrove situato in uno spazio-tempo che appartiene al mondo dei desideri e dei ricordi ma radicati nel ritmo del proprio respiro. Dialettica tra delicato passato e profondo futuro si rapprende in nodi che di significativo hanno "l'arrogante certezza di esistere". Nella dimensione del proprio lavoro, i due artisti colloquiano con ideali mondi visivi che appartengono ai fantasmi del conscio collettivo, praticando la "semplice verità" dei valori condivisi.

Sotto il titolo “L’altra città “si apre un ciclo di mostre personali di sei artisti provenienti da varie parti d’Italia e dall’Oriente: Antonietta Campilongo, Antonella Catini, Marco Ficarra, Hoon Choi, Nellì Cordioli e Flavio Galletti. Ogni mostra durerà lo spazio di un fine settimana e tutti gli artisti tratteranno il tema della città, vista come un micro-universo che si può osservare da differenti punti di vista prospettici.

L’altra città

Nell’era della globalizzazione attraverso lo sguardo sensibile dell’artista sono messe a confronto sei città, sei mondi interiori.La città come un micro-universo che si può osservare da varie prospettive in questa mostra: “….noi lo rivisitiamo come faremmo per una città dove torniamo più volte per riconoscere i volti, comprendere le personalità, porre relazioni e correnti di interessi.”. (U.Eco)
Nelle tele di Antonietta Campilongo artista romana le inquietudini i rumori, le solitudini i sentimenti della città. Piccole storie di donne e uomini che si muovono, immobili, sotto le luci al neon di bus e metrò in un tempo dilatato, eterno. Antonella Catini colore e materia attraverso un processo di sovrapposizione prendono forma sulla tela creando pieni e vuoti spazi e luoghi dell’anima di una propria città viva ed immaginaria. Marco Ficarra artista bolognese di origine siciliana, la solitudine e l’alienazione dell’individuo nella vita frenetica della città con i suoi spazi aperti i suoi colori accesi, rossi, gialli, azzurri, in mezzo una folla assorta assente e frenetica.
Hoon Choi Calligrafo e pittore sudkoreano vive la città come memoria, i suoi spazi come macchie di colore a volte accese di passioni a volte meno luminose, ma sempre parte di ricordi di una vita alcuni si perdono altri restano indelebili.
Nellì Cordioli e Flavio Galletti La città, l'altra città. Dimensione strutturata per direttrici poeticamente cartesiane, velate a volte di malinconia e desiderio come tensione diametrale tra l'essere e il dover essere. Tensioni verso un altrove situato in uno spazio-tempo che appartiene al mondo dei desideri e dei ricordi ma radicati nel ritmo del proprio respiro. Dialettica tra delicato passato e profondo futuro si rapprende in nodi che di significativo hanno "l'arrogante certezza di esistere". Nella dimensione del proprio lavoro, i due artisti colloquiano con ideali mondi visivi che appartengono ai fantasmi del conscio collettivo, praticando la "semplice verità" dei valori condivisi.
segnalato da Tiziana Di Bartolomeo

martedì 30 settembre 2008

“Un Corpo Una Donna : sguardi specchi vertigini”

L'Ass. Culturale A.C.C.A. e il Teatro Stabile di Ostia Antica
presentano la mostra d'Arte e Spettacolo

“Un Corpo Una Donna : sguardi specchi vertigini”

3 – 10 – 17 – 24 – 31 Ottobre 2008 ore 17,00 – 19,00

Sala Conferenze Biblioteca Elsa Morante
Via Adolfo Cozza, 7
00121 Ostia Lido

La mostra racconta alcune storie di corpi femminili, la natura cangiante del corpo fisico che prende forma nella fluida sequenza dei segni, la mutevolezza dei temi che “dall’offerta all’inganno, passano attraverso la naturalezza e il narcisismo”. A quella dei temi si accompagna la metamorfosi segnica che costituisce una galleria dei generi visivo-letterari, tanta varietà di contenuti viene riproposta da artiste e attrici che mirano alla continuità dell’immagine, trapassando da una storia-opera all’altra, dove il ricorso alla tecnica della ri-lettura, moltiplica le fonti, l’accumulo delle storie, delle voci, dei livelli narrativi, producendo un effetto di vertigine e ri-creando, paradossalmente, quelle “storie del corpo” che si alimentano dei capolavori del passato e giocano con l’allusione e l’intertestualità del femminile.
Siamo certe che questa “fuoriuscita dal sé” abbia stregato queste meta-morfosi, parola che meglio di altre illumina e illustra l’interminabile viaggio di andata e ritorno tra riemergere e inabissarsi : dove, forse, metamorfosi è sinonimo di questi due contrari.
Al pubblico, l’invito a rimanere affascinato dalle invenzioni artistiche e dalle parole dei poeti-scrittori : una esperienza di sensazioni che tutte noi vogliamo porgere ai cittadini nel segno della riscoperta degli “altri corpi del femminile”.

Artiste Dalma Cimino Valentina Compagnoni Aleksandra Kasperek
Antonietta La Rocca Michela Lenzi Claudia Lodolo
Ivana Masciangioli Germana Ponti


Testi di :
Platone, Inni Omerici, Ovidio, H.Miller, Moravia, Morante, Sartre,
von Masoch, Kawabata, Salce, Cardelli, Fabbri, Ensler


Si ringraziano per la collaborazione :
Corrado Croce, Vito Giannini e le attrici del Teatro Stabile di Ostia Antica

segnalato da Tiziana di Bartolomeo

lunedì 15 settembre 2008

Spettacolo multimediale Spoleto, Sala Pegasus

LIEDER & LIEDER 3
Intorno al lied romantico
Spettacolo multimediale di musica, poesie e immagini
a cura di Michelangelo Zurletti e Alessio Pizzech
Spoleto, Sala Pegasus
Sabato 27 settembre ore 21.00
Ingresso 10 euro
Un Lieder e Lieder 3 che vorrei sottolineare per due novità rispetto alle scorse stagioni : la prima legata alla presenza di Cosimo Brunetti e del suo segno figurativo,
la seconda legata ad una prospettiva tutta al femminile entro cui si dipana la serata.
Il femminile inteso come motivo ispiratore della creazione artistica, come musa da cui discende il flusso poetico, come oggetto della dedica del verso dominerà le
pagine di Goethe o del Tommaseo.
La donna come motore della creazione liederistica e vista come sensuale portatrice del desiderio.
La serata si snoderà, come è ormai consuetudine di Lieder e Lieder, attraverso una contaminazione di linguaggi artistici che comunque ricostruiranno quella temperie
culturale romantica mitteleuropea che è stata la culla della forma del Lieder.
Brahms o Shubert celebrano attraverso la forma liederistica quel rapporto tra musica e parola tra testo e tessitura musicale sempre alla ricerca di rimandi ed echi
che evocano verità nascoste del cuore umano.
La pagina poetica si fa musica e l’universo sottotestuale si incarna nella tessitura pianistica.
L’infinita alchimia tra parola e musica si compone in una quadro di assoluta perfezione formale che trova evocazione nella voce recitante dell’attrice Elena Croce.
Alessio Pizzech
Interpreti
Lucia Knotekova soprano
Desirée Migliaccio soprano
Emiliya Ivancheva Ivanova soprano
Francesca De Giorgi mezzosoprano
Elena Croce attrice
Francesco Massimi pianoforte
Lieder di
Franz Schubert
Richard Strauss
Johannes Brahms
Messa in scena
Alessio Pizzech
Immagini
Cosimo Brunetti

venerdì 12 settembre 2008

Plasma, Dissoluzione e Forma

ESPRESSIONI D'ARTE
presenta la mostra
Plasma, dissoluzione e Forma

Cristina Arbunescu, Francesco Astiaso Garcia, Cristiano Quagliozzi

24 SETTEMBRE – 16 OTTOBRE 2008
vernice mercoledì 24 ore 17,00

Biblioteca Elsa Morante
Via Adolfo Cozza, 7
00122 Roma

curatori: Tiziana di Bartolomeo
critica: Gianluca Tedaldi

sito web: www.espressionidarte.it
e-mail: info@espressionidarte.it ufficiostampa@espressionidarte.it
infoline: 06-5611815
ingresso libero
orari apertura:
lun mar mer 9-13/15-19
giov ven 9-19
sab 9-13


Questa occasione d'incontro possiede una valenza, quella di presentare al pubblico di Roma gli artisti Cristina Arbunescu (Romania), Francesco Astiaso Garcia e Cristiano Quagliozzi. In questa mostra ci sono linguaggi franchi e inoppugnabili, ci sono allusioni che parlano alla cultura o, all'opposto, alle viscere. Ci sono diaframmi poetici per velare il troppo certo e verità scoperte per allontanare la compagnia dei tentennamenti.



L’esperienza artistica di Cristiano Quagliozzi ha da sempre individuato nel disegno la tecnica più idonea per comunicare il vigore e l’audacia creativa che lo accompagnano. Volto alla ricerca di una propria identità stilistica, nella serie di disegni a grafite realizzati su carta decide di incentrare il suo lavoro proprio sul confronto tra la propria identità e i maestri del passato
Il deciso e consapevole tratto segnico dell’artista fa emergere rappresentazioni dei celebri angeli del Bernini a partire dai particolari del volto, delle braccia, delle mani, delle croci e degli strumenti che sostengono. Immagini ieratiche, eterne ed immutabili, consacrate dall’immaginario ad emblemi della nostra cultura vengono esaltate da un minuzioso tratto descrittivo. Le stesse si ritrovano appena accennate e quasi suggerite da schizzi, grafismi e cancellazioni che interferiscono con l’immagine conferendo all'insieme un sapore e un contenuto altamente lirico.
L’indefinitezza dell’immagine è il frutto di una sperimentazione sempre in atto e di un impulso creativo che l’artista riesce sapientemente a controllare dando valore e significato ad ogni segno o cancellazione apparentemente casuale. (Francesca Pardini)
Autoritratti, ritratti, maschere, volti. Osservando la vasta e variegata produzione artistica di Francesco Garcia che spazia nella sperimentazione di ogni mezzo espressivo : dal disegno a carboncino, alla fotografia, all’uso del ready made con valenza concettuale, alle sculture in bronzo e cera dove l’informale cede il posto alla classicità della figura, non si può non essere colpiti infine dall’immagine di questi volti trasparenti quasi eterei che lasciano trasalire attraverso lo spazio, attraverso l’aria che li attraversa, la leggera pienezza della loro presenza. (Francesca Cascino)
Cristina Arburescu sembra essersi posta il problema della figurazione riallacciandosi agli anni Settanta, quando il sipario sembrava essersi chiuso sul tramonto dell’arte. Come in chi non ha spezzato il filo del discorso con le avanguardie, sembra consapevole che una figura deve superare un esame: quali carte ha per dimostrare che non è solo illustrazione, esercizio di pura tecnica, ma ha un aggancio inequivocabile con la realtà attuale? Credo che la risposta stia nella scelta di utilizzare un supporto di immagine oggettiva, meccanica, fotografica. Questo punto di partenza, quindi, è neutrale, non pretende di illudere nè di stupire con l’abilità tecnica; quello che conta è il modo di lavorare su questo dato di partenza. Lì si esercita la sensibilità (e l’eleganza) dell’artista, lì è il luogo dove hanno occasione di imprimersi anche emozioni. Fotografia e pittura sono fra loro distinte. Oggi la fotografia ha maggior successo presso le sedi più prestigiose di promozione dell’arte proprio per la sua imparzialità, la sua qualitàdi testimonianza di fatti e caratteri. Cristina Arburescu pare aver introdotto la sua mano all’interno del meccanismo fotografico per cercare di essere, allo stesso tempo, d’avanguardia e capace di comunicare emozioni. (Gianluca Tedaldi)

domenica 7 settembre 2008

Francesco Astiaso Garcia


biografia di Francesco Astiaso Garcia Francesco nasce a Roma il 9 ottobre del 1983 da padre spagnolo e madre italiana.é il quinto di sette figli.La sua infanzia, adolescenza e prima giovinezza è caratterizzata da continui viaggi e spostamenti...i genitori sono infatti missionari cattolici.Molte sono ogni anno le città, isole o paesi che lo ospitano, molte le scuole, gli amici e le compagnie.Appena bimbo mostra subito sensibilità e dedizione per il disegno e l' estetica nella sua più ampia accezione.Compagna inseparabile di vita sarà sempre la carta dei quaderni, testimone di sogni, poesie, preghiere, confessioni e pensieri di ogni sorta sulla vita e quindi sull' arte.Fondamentale sarà per la conferma definitiva della sua vocazione artistica un viaggio in Colombia dove si formerà convivendo con diversi artisti dell' America Latina;particolarmente significativa sarà l' amicizia con il pittore cubano Julio Larraz.Terminate le scuole superiori frequenta l' Accademia delle Belle Arti di Roma con indirizzo pittura.Negli stessi anni segue i corsi di teoria della musica e di chitarra presso l' Accademia Romana di musica.Centrale per la sua formazione di uomo e artista sarà la collaborazione pittorica e scultorea con Kiko Arguello.Nel 2004 partecipa alla decorazione pittorica dell' abside della Cattedrale (Nuestra Senora dell' Almudena) di Madrid.Durante gli anni della formazione alterna lo studio all' impegno per numerose esposizioni, manifestazioni ed eventi..Partecipa a mostre di pittura, disegno,incisione e scultura...a rassegne video e ad eventi performativi al nord e sud Italia.L' intera giovinezza si caratterizza per la ricerca continua di una fede cristiana adulta.Centrale per la sua vita e quindi per il suo lavoro sarà il Cammino Neocatecumenale, un itinerario di formazione cristiana adulta all' interno della Chiesa cattolica. Negli stessi anni infatti la sua ricerca spirituale ed estetica s' incontrano nell' espressione della pittura iconografica.Molte sono le esecuzioni di affreschi e pitture murali nelle Chiese di diverse città. L' inesauribile desiderio di conoscienza, la spinta verso l' esperienza, la vita e l' arte lo porteranno prima in India e Nepal poi in Africa.Nel Novembre del 2007 consegue il diploma di laurea delle Belle Arti con 110 e lode e bacio accademico.ARTE e VITA : Vita è ARTE è il titolo della tesi, sintesi di studi, viaggi, esperienze, incontri,relazioni,illusioni e delusioni, sogni e risvegli.Francesco Astiaso Garcia attualmente vive e lavora a Parigi.
segnalato da Tiziana di Bartolomeo

Città periferie omaggio a...

Centro Habitat Mediterraneo LIPU

QUANDO

da sabato 13 settembre a martedì 16 settembre
dalle ore 18,30 alle ore 24,00. Il 16/09 fino alle 20,30


DATI DI CONTATTO

Organizzatore: Ass. Culturale A.C.C.A. e Teatro Stabile Ostia Antica, Direzione Artistica di Corrado Croce
Nome contatto: Livia Compagnoni
Telefono fisso: 06.56.30.45.64
Telefono mobile: 347. 51.35.165
Email: liviacom@tiscali.it

DESCRIZIONE

Indicato per: tutti.

Il progetto vuole stimolare l'analisi sull'utilizzo degli spazi all'interno della città e
delle periferie, coinvolgendo il pubblico, attraverso l'arte, a pensare forme alternative di utilizzo degli spazi urbani poiché l'operazione culturale si nutre di una visione partecipativa degli stessi spazi. La mostra e lo spettacolo teatrale hanno come scopo quello di instaurare con il pubblico un contatto diretto avendo come palcoscenico lo spazio urbano, inteso come insieme complesso costituito non solo da elementi fisici ma anche dai cittadini con i loro desideri, proposte, utopie. In questo modo l'intervento artistico comunica una nuova idea dell'habitat urbano, interagisce con lo spazio architettonico e mostra al pubblico le sue forme e i suoi linguaggi sotto una diversa luce. I testi che animeranno lo spettacolo teatrale sono tratti da : Baudelaire, Calvino, Montale, Pasolini.

NOTE

Centro Habitat Mediterraneo LIPU (parcheggio porto Turistico di Roma ingresso via dell' Idroscalo)Lido di Roma

segnalato da Tiziana di Bartolomeo

giovedì 28 agosto 2008

Premio Astarte

Inaugurazione
del "Premio Astarte "
Martedi 02 Settembre 2008 ore 16.00
Locale "La Scuola " Castello di Santa Severa
Castello di Santa Severa
via del castello km 52,500 Santa Severa Roma


Candida Scanu sara presente con un'opera.
Segnalato da Tiziana Di Bartolomeo

lunedì 18 agosto 2008

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I ROSSETTI TRA VASTO E LONDRA.

Mercoledì 13 agosto 2008 alle ore 18,30 si inaugurerà a Vasto (CH), presso Palazzo d'Avalos, la mostra I ROSSETTI TRA VASTO E LONDRA. OMAGGIO A DANTE GABRIEL ROSSETTI NEL 180° ANNIVERSARIO DELLA NASCITA, promossa dall'Amministrazione Comunale della Città del Vasto - Assessorato alla Cultura, con il sostegno della Regione Abruzzo e della Provincia di Chieti.
IMMAGINE: DIPINTO DELLA MORTE DI BEATRICE
In occasione del 180° anniversario della nascita dell'artista Dante Gabriel Rossetti la Città del Vasto rende omaggio alla Famiglia Rossetti con una piccola, ma preziosa, esposizione di libri, documenti, oggetti, fotografie storiche e un'importante opera dell'artista, Beata Beatrix, proveniente dalla Tate Gallery di Londra.Questa iniziativa riporta i Rossetti nella città natale del capostipite, Gabriele Rossetti (Vasto, 1783 - Londra, 1854), poeta e patriota esule a Londra, ma sempre legato culturalmente ed affettivamente alla Patria Italia, che ha trasmesso questo amore profondo anche ai figli, inglesi di nascita e nazionalità e italiani di discendenza e spirito. La sua progenie, ciascuno attraverso un'inclinazione artistica diversa, ha rinnovato l'eredità culturale del padre: il più noto Dante Gabriel Rossetti, particolarmente legato alle radici artistico culturali italiane tramandate dal padre, fu tra i fondatori della Confraternita dei Preraffaelliti, artisti che si ispiravano alle novelle ed alle poesie medioevali, ma anche ai lavori di Shakespeare e a tematiche sociali e nazionaliste, ricreando in pittura le memorie ed i costumi del passato e rifacendosi stilisticamente alla sensibilità degli artisti del Trecento e Quattrocento; Christina Georgina Rossetti fu una delle maggiori poetesse europee dell'Ottocento; William Michael Rossetti, critico ed editore, ebbe il ruolo di primo divulgatore delle opere dei familiari, Maria Francesca Rossetti fu insegnante e linguista.
Il pubblico italiano avrà dunque l'occasione di ammirare una delle opere più rappresentative dell'artista preraffaellita conservata alla Tate Gallery. Realizzata tra il 1864 e il 1870, Beata Beatrix fa parte del ciclo dipinto da Dante Gabriel Rossetti ad illustrazione della Vita Nuova di Dante. In particolare Beata Beatrix rappresenta la morte di Beatrice, nel momento di passaggio dalla vita terrena a quella paradisiaca, così come descritto da Dante: in una visione fioca ma pervasa da un'aureola di luce, Beatrice siede su un balcone, protesa verso il paradiso; la colomba, messaggero di morte, posa un papavero bianco nelle sue mani; alle sue spalle Dante e Amore si guardano, mentre la città di Firenze è immobile e desolata; la meridiana segna le nove, il numero mistico che rimanda alla perfezione di Beatrice. Questa è l'immagine che termina la sequenza Dantesca di Rossetti e l'ultimo lavoro in cui egli stesso prende ispirazione dai tratti di Elizabeth Siddal per la sua Beatrice. Dopo la morte di Elizabeth, quest'opera fu vista in parte come un tributo al lutto per Lizzie, che morì a causa di un'overdose di droga, richiamata nel dipinto dal papavero di oppio. Il ponte in lontananza potrebbe ricordare anche il legame tra l'Italia e l'Inghilterra, così come il soggetto lega passato e presente, poesia e dipinto, vita e arte.Il dipinto fu completato nel 1870, anno in cui fu pubblicato il volume Poesie di Rossetti, contenente anche i versi che, in forma manoscritta, vennero posti nella bara di Lizzie prima della sepoltura e furono riscoperti diversi anni dopo.L'iniziativa, animata dal desiderio di ricostruire il forte legame della famiglia Rossetti con l'Italia ed in particolare con la Città del Vasto, è ospitata all'interno di Palazzo d'Avalos, prestigiosa sede espositiva altamente appropriata, dal momento che il Marchese d'Avalos fu il primo mecenate del capostipite Gabriele Rossetti.La mostra è curata da Jan Marsh, una delle più importanti studiose della famiglia dei Rossetti e del movimento artistico dei Preraffaelliti e responsabile del periodo Vittoriano presso la National Portrait Gallery di Londra.

mercoledì 13 agosto 2008

Mostra personale di Germana Ponti


Capalbio
Inaugurazione: 29 Agosto 2008
Castello di Capalbio
Capalbio Ufficio Informazioni ed accoglienza turistica, Castello di Capalbio tel. 0564.895611, www.comune.capalbio.gr.it

Titolo mostra: Personale di Germana Ponti
29 agosto- 8 settembre 2008

L’esposizione di Germana Ponti, che si inaugura negli spazi cinquecenteschi del Castello di Capalbio, presenta la produzione dell’artista che dopo varie scuole di pittura ed incisione ha acquisito una propria autonoma personalità.

Orari : 10-12.30 e 17.30-23
Ingresso gratuito
Orario vernissage : 17.30

ESPRESSIONI D’ARTE
http://www.espressionidarte.it/
ufficiostampa@espressionidarte.it
http://ponti.artelista.com/
Recapiti: germana.ponti@email.it

Curatore: Tiziana Di Bartolomeo