Presenta
ESPOSIZIONE
DEI VINCITORI DELLA TERZA EDIZIONE DEL CONCORSO
“IL
GIOCATTOLO” dal titolo
“ IN BALIA
DEL GIOCO ”
Alessandro Bulgarini primo classificato
e Stefania Catastini prima
classificata in doppia personale e
Miriam Cappelletti, John Anderson Cuevas, Alessandro Di Cola,
Antonio Laglia e Giovanni Mazzi, secondi classificati ex aequo, in collettiva.
Inaugurazione e Premiazione
Sabato 28 aprile 2012 ore 12.00
Fino al 6 maggio 2012 - visite con gli orari del
Museo del Giocattolo
Nelle sale
espositive del piano terra di
Palazzo Rospigliosi
Piazza Indipendenza snc Zagarolo
_______________________
Esiste un luogo dell’arte
che contiene già in sé una lunga storia di
capolavori.
Sale sontuose, silenziose
nel ricordo di antichi dei ed oggi nella magia di forme assai nuove.
L’antico e il moderno si fondono nello spazio di una
grandezza perduta.
Il magico Palazzo
Rospigliosi, nella città di Zagarolo a trenta chilometri da Roma, con i suoi
mille anni di vita accoglie per la terza volta i vincitori del Concorso di arte
contemporanea a tema “ Il Giocattolo”.
Senza ipocrisie e
condizionamenti, la mostra fotografa la
fase di riflessione e introspezione che l’onda dell’espressione visiva sta oggi
attraversando.
Il gioco a volte viene fermato per dare il tempo
di capire perchè le difficoltà invadono gli spazi e perché l’uomo si ribella
con chi gli è più vicino e perfino con sé stesso.
Le opere esposte vogliono
rappresentare una traccia nella ricerca di percorsi dell’immaginario visibile.
Ogni artista è coinvolto
e coinvolge il pubblico facendo da esca lui stesso.
Ogni autore presenta il
suo personalismo innato, la visione dell’arte contemporanea attraverso la sua
irripetibilità.
Metafora, immaginazione,
fantasia , colore, gioco.
I lavori presentati
rispondono degnamente all’ eleganza degli spazi espositivi nel cinquecentesco
Palazzo Rospigliosi e, secondo quanto stabilito dal Regolamento, le opere vincitrici vanno ad aumentare la già
grande ricchezza del Museo Demoantropologico del Giocattolo di Zagarolo.
Carmine Siniscalco e la Commissione del premio hanno
così commentato le opere vincitrici e i
loro autori - Zagarolo, 17/04/2011
ALESSANDRO BULGARINI
“Innocencide 2”
Non più il consueto e non più l'atteso.
Fuori dagli schemi di ciò che convenzionalmente ci guida per condurci su quanto
viene classificato come bello per tutti o utile per tutti. E' il "per
tutti" che a Bulgarini non piace. Raccontare o riprodurre una storia non
piacevole può essere difficile, ma se il contenuto risponde a verità
l'attenzione ne guadagna, ed infine si comprendono meglio gli aspetti della
vita che ci circonda, che ad esempio il dolore non è uguale per tutti, e così
il piacere. Entrare nelle cose significa comprenderle nelle loro sfaccettature
e differenze, e ci si può allora rendere conto che si può anche amare quel
vecchio orsacchiotto che in un altro momento si è distrutto e spazzato via.
L'elemento concettuale dell'opera di Bulgarini è dominante al punto da
distrarre l'attenzione dall'importanza e dal valore della sua tecnica,
indubbiamente oggi spesso non curata dalle giovani generazioni, e che invece
qui ritroviamo in una perfetta simbiosi di forma e di contenuto. Concettuale, e
non solo. Iperrealista, e non solo.
STEFANIA CATASTINI “ Barbie”
Stefania Catastini trasferisce nell’immagine il risultato di un
ragionamento che supera la realtà per proiettarsi in un futuro crudo e
disincantato.
L’immaginazione partecipa alla elaborazione dell’opera realizzata con una
tecnica assolutamente non tradizionale, che sorprende e intriga, ed è
funzionale al fine di esprimere un concetto sociale .
Nella visione cubista del volto della Barbie si svela una meditata reazione
al disagio e all’insoddisfazione del quotidiano e al piatto scorrere del tempo.
La lettura trasgressiva e critica di atteggiamenti umani contribuisce a
scomporre gli oggetti quotidiani che vengono stravolti come nel riflesso di uno specchio distrutto.
JOHN ANDERSON CUEVAS “Recuerdos”
Una impronta forte e
decisa lascia il suo segno nella tela e in chi sa leggere le emozioni
attraverso colori e tratti pieni di intensità espressiva.
Cuevas non lascia dubbi su ciò che vuole
rappresentare.
Il suo simbolismo non ha
bisogno di essere protagonista oltre le evidenti sensazioni di piacere e
sensibilità che affiorano immediate in un autore giovane ma sicuro della sua
tecnica e dei suoi passi da artista.
ANTONIO LAGLIA “A cavallo
sull’elefantino”
Un iperrealismo caldo e
morbido per i pastelli ad olio e per i fondi vellutati che muovono il soggetto
animandolo poeticamente e suggerendo vaghe conoscenze in profili già
frequentati . Un ritratto che parte dalla realtà di un attimo di posa per
giungere ad interpretare l’impaccio del bimbo che rivela la sua insofferenza
nell’immobilità imposta.
Laglia supera il suo
obiettivo del ritratto per interpretare
una realtà che va oltre quel momento. Rivela fino in fondo l’animo irrequieto e palpitante del bimbo che
attende impaziente un minuto ancora per giocare finalmente e davvero.
GIOVANNI MAZZI “Lo stupore”
Un gioco instabile diventa il momento di partenza di una vita complicata.
Un fondo cupo suggerisce un passato piuttosto duro che si avvia ad un
futuro non facile.
Destabilizzato e insicuro lo sguardo però cerca con forza il colorato
arcobaleno distribuito nel cielo da immaginarie gru che concedono una speranza
plausibile, anche se composta di
materiali diversi.
Il tratto veloce e sicuro si accompagna a colori personali e pastosi che
svolgono un allestimento scenico bilanciato e con una piacevole alternanza di
sfumature ben combinate e convincenti.
ALESSANDRO DI COLA “ armatura da
gioco”
Fantasia a “più non
posso”. Abbinamento di pensieri e di giochi proprio come fanno i piccoli ”signori giocatori”.
Un lavoro che ti lascia
per un attimo senza fiato, senza comprendere i numeri dipinti alla rovescia, le
cuciture nel metallo, una sospensione sul modello degli appendi-abiti.
L’attenzione e
l’osservazione portano ad una lenta apertura.
Il riposo del guerriero è
certamente il momento scelto da Di Cola per lasciare lì una scultura mobile per
un grande “ giocatore in erba” del gioco
della campana.
MJRIAM CAPPELLETTI “Kavallino”
L’estrema riconoscibilità
di Cappelletti avvicina al suo colloquio col pubblico. Ogni argomento è
discussione aperta. Una storia che dal passato porta velocemente al presente
degli sguardi di chi può dire la sua ed il proiettarsi sul domani è cosa
naturale.
Un disegno nel disegno,
una costruzione tecnica fatta di bianchi e sfumature di bianchi. Evanescenza e
conoscenza nascono dalle cose vissute di tutti i giorni. Materiali ed elementi
rifiutati compaiono sulla tela e rinascono come è giusto nei racconti
sentimentali e filosofici che appassionano ed attraggono chi, cercando
attentamente qualcosa di sé, si ritrova
e si riconosce sulle tele di Myriam.
Nessun commento:
Posta un commento